Pallamano a Ruota Libera: Prato che insegna all’Italia come si gioca l’inclusione

Nato da un bisogno, cresciuto come un sogno collettivo: dieci anni di sport, carrozzine e umanità che hanno abbattuto ogni barriera, dentro e fuori dal campo

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Pallamano a Ruota Libera
I ragazzi del progetto Pallamano a Ruota Libera durante l'esibizione a Civitavecchia

Ci sono storie che non chiedono di essere raccontate, ma pretendono attenzione. Pallamano a Ruota Libera è una di queste. Non è solo un progetto sportivo, non è nemmeno solo inclusione: è una rivoluzione silenziosa nata a Prato, che oggi parla all’Italia intera.

Tutto inizia nel 2015, quando alcuni genitori di ragazzi seguiti dalla neuropsichiatria infantile del Centro Giovannini cercano uno spazio dove i propri figli possano fare attività fisica, socializzare, sentirsi parte di qualcosa. La risposta arriva alla palestra delle scuole Curzio Malaparte, casa storica della Pallamano Prato. Da quel momento, nulla sarà più come prima.

«Abbiamo cambiato completamente la prospettiva», racconta Claudio Alunno, uno dei referenti del progetto. «Non esistono più chi ha bisogno della carrozzina e chi no: qui tutti giocano in carrozzina».

Ed è proprio lì che cade la prima barriera. La carrozzina smette di essere un simbolo di limite e diventa uno strumento di uguaglianza. In campo scendono ragazzi con disabilità motorie e cognitive, più o meno gravi, di età, sesso ed etnie diverse, insieme a ragazzi normodotati. Tutti atleti, tutti parte della stessa squadra.

Le regole non sono fisse, ma vive. Cambiano allenamento dopo allenamento per permettere a chiunque di partecipare davvero. Dimensioni del campo, porte, pallone: tutto può essere adattato, soprattutto quando si ha a che fare con patologie degenerative. Qui nessuno resta indietro.

C’è poi una dinamica che rende Pallamano a Ruota Libera unica: chi ha un deficit motorio mette in campo le proprie capacità intellettive, chi ha un deficit cognitivo trova spazio nel movimento. È un equilibrio naturale, spontaneo, che permette una partecipazione reale e non di facciata.

Un aspetto fondamentale: tutti i ragazzi sono atleti della Pallamano Prato, tesserati e affiliati alla Federazione Italiana Giuoco Handball. Nessun gruppo separato, nessuna etichetta. L’attività è completamente gratuita per le famiglie, perché l’inclusione non può avere un prezzo.

«I benefici sono enormi, soprattutto psicologici», spiega Alunno. «L’ambiente è sereno, il clima positivo. Io la definisco un’attività socio-sanitaria per gli effetti concreti che produce».

Il valore del progetto non è passato inosservato. Il Ministero per le Disabilità ha riconosciuto e valorizzato Pallamano a Ruota Libera, messi in contatto dal Sottosegretario Giorgio Silli, coinvolgendolo in eventi nazionali come quello di Civitavecchia, in occasione del rientro della Nave Scuola Amerigo Vespucci, e nella tappa di Genova. Occasioni in cui Prato ha mostrato, con orgoglio, cosa significa inclusione vera.

Da qui nasce anche uno dei progetti più simbolici: il campo multisport completamente accessibile di via Turchia, realizzato grazie alla collaborazione tra Comune di Prato e Fondazione Decathlon, su un’area prima abbandonata. Un luogo restituito alla città e trasformato in messaggio.

Il progetto entra anche nelle scuole. Oltre mille studenti tra Prato e Pistoia hanno vissuto l’esperienza di giocare in carrozzina. Si divertono, si entusiasmano, poi comprendono. Ed è lì che nasce il rispetto.

Il 3 dicembre, Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, per Pallamano a Ruota Libera non è un punto di arrivo. «Per noi è ogni giorno», dice Alunno. «I diritti vanno difesi sempre, perché prima o poi tutti potremmo avere delle diverse abilità».

Guardando al futuro, l’obiettivo è ambizioso ma naturale: fare di Pallamano a Ruota Libera il format federale della pallamano adattata in Italia. Oggi, su oltre 400 società affiliate, Prato è l’unica realtà a portare avanti un progetto strutturato di questo tipo.

E forse non è un caso. Perché certe rivoluzioni non nascono nei palazzi, ma nelle palestre di quartiere. E Prato, ancora una volta, ha scelto di essere avanti.